di Carlo Barbagallo
L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) rende noto che nei primi sei mesi di quest’anno tremila migranti/profughi sono morti mentre cercavano di raggiungere le coste italiane, quasi tutti mentre cercavano di raggiungere la Sicilia attraversando il Mediterraneo. Una “nota” nuda e cruda che, purtroppo, desta poca attenzione: quando si tratta di “grossi” numeri tutto diventa etereo, come se non ci fosse nulla di concreto, come se le vittime non fossero essere umani solo perché non si conosce la loro tragica storia individuale.
Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) fino al 6 luglio scorso, gli arrivi in Europa di fuggitivi sono stati 230.885, soprattutto in Italia (70.978) e Grecia (158.527). I morti esattamente (?) sono stati 2.920, oltre mille in più dei 1.838 dello stesso periodo 2015. Il principale Paese di partenza è la Libia, seguita dall’Egitto. La maggior parte dei soccorsi si sono avuti nel Canale di Sicilia.
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, in visita a Lampedusa l’altro ieri (7 luglio) ha sottolineato che l’isola è diventata simbolo di speranza, di vita ma talvolta, purtroppo, il suo nome è legato anche al conteggio dei morti nel mare Mediterraneo. Tutti i cittadini italiani devono essere fieri di quello che si fa a Lampedusa: qui ci sono anche organismi europei che dovrebbero incrementarsi, ma serve far capire all’Ue quanto sia importante questa possibilità di dare solidarietà e accoglienza.
Intanto dall’altra parte dell’Italia, il sindaco di Alessandria del Partito Democratico, Rita Rossa, come scrive Valentina Frezzato sul quotidiano online La Stampa, dopo aver richiesto l’esercito per garantire la sicurezza della sua città (il prefetto le ha risposto semplicemente: «no») scrive al ministro dell’Interno Angelino Alfano perché la situazione dei migranti è insostenibile: “Le scrivo in qualità di presidente della Provincia di Alessandria e sindaco del capoluogo, relativamente alla notizia, appresa dagli organi di stampa, dell’arrivo di altri 92 migranti in seno al nostro territorio. Questo ulteriore incremento della presenza pone la nostra comunità in una situazione di grande disagio perché ci troviamo impossibilitati a gestire una situazione che è divenuta ingovernabile(…). Viviamo in uno stato di esasperazione che sta trasformando un problema sociale in una questione di ordine pubblico. Non possiamo più tollerarlo e le nostre comunità dicono basta (…).
Lampedusa e Alessandria: due facce della stessa medaglia?
Rimandiamo a un articolo dal nostro giornale pubblicato meno di un mese addietro, proprio per ricordare che le “medaglie” non hanno solo “due” facce, ma possono presentare aspetti diversi se si “specchiano” su altri interessi…
Migranti/profughi: accoglienza, affari e speculazioni
di Salvo Barbagallo
Non c’è essere umano, che “civile” voglia considerarsi, che non comprenda la grande tragedia di chi abbandona la propria patria quando è sconvolta dalle guerre, o chi fugge per disperazione dalla fame e dall’assoluta mancanza di prospettiva. Non può esserci essere umano che non soffra quando apprende che le fughe dei migranti/profughi finiscono in fondo al mare portandosi tutte le speranze di una nuova vita. Non dovrebbe esserci essere umano “civile” che non provi un senso di disgusto e di sdegno nell’apprendere che su queste tragedie dell’immigrazione c’è chi fa affari e c’è chi continuamente ci specula.
Ci rendiamo conto che il problema è complesso, così come suscitano perplessità le enormi somme che vengono erogate dall’Unione Europea per l’accoglienza (vedi il caso Turchia) spesso non raggiungono la finalità prefigurata. Sarebbe utile, se non ritenuto “necessario”, riflettere sul significato delle politiche dissennate di accoglienza indiscriminata e incontrollata dei migranti/profughi che non portano alla sbandierata integrazione fra culture diverse, ma ad una strisciante “commistione” di varia e non eterogenea umanità, pilotata e imposta da forze sconosciute che si prefiggono scopi inquietanti. E a questo punto sarebbe utile, se non ritenuto “necessario”, riflettere sul significato dell’attuale rapporto Islam-Europa in merito al ruolo dirompente di questi flussi migratori, prima ancora di parlare di “integrazione” delle diverse identità culturali. Bisognerebbe ricordare che “civiltà” si incontrano e si confrontano nel rispetto delle loro diversità: lo “scontro” equivale a supremazia dell’uno sugli altri e ciò non è accettabile e non si può rimanere indifferenti.
Ma, al di là di queste “dovute” riflessioni, c’è da tenere presente come alla base ci siano i movimenti di denaro che dovrebbero assicurare la “giusta” accoglienza e il “giusto” controllo per quanti chiedono asilo, e mettere chiaramente in luce dove e come e da chi il denaro viene “utilizzato”.
Non devono, dunque, meravigliare gli scandali o gli abusi che in materia la magistratura riesce a scoprire, ma dovrebbero porre in uno stato di allerta complessivo le forme e i modi dell’erogazione di danaro destinata all’accoglienza dei migranti. L’ultimo caso che tocca ancora una volta il ben noto centro di accoglienza Cara di Mineo (qualora non si fossero comprese le dinamiche di base!) mostra in maniera evidente come l’accoglienza costituisca un reale e concreto business. Come i mass media hanno riportato più o meno marginalmente, due giorni addietro (20 giugno) sei persone sono state iscritte nel registro degli indagati per una presunta truffa. La Procura di Caltagirone ha disposto perquisizioni e sequestri in tutta Italia. I reati ipotizzati sono falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa aggravata. L’inchiesta riguarda una presunta truffa da un milione di euro nella contabilità sulle presenze di migranti nel centro, che sarebbero state gonfiate per ottenere importi superiori a quelli dovuti. I fatti contestati risalgono al periodo 2012 -2015. Le indagini sono scaturite da un ramo del procedimento Mafia Capitale della Procura di Roma: la gara d’appalto, indetta il 24 maggio del 2014, per la gestione triennale dei servizi del Cara di Mineo per un importo di 97 milioni è stata ritenuta illegittima nel febbraio del 2015 dall’Autorità nazionale anti-corruzione, con parere del presidente Raffaele Cantone. Su questo filone è ancora aperto un fascicolo alla Procura distrettuale di Catania.
Sintetica e efficace l’osservazione che Sergio Rame fa nel suo articolo di ieri sul quotidiano Il Giornale: Che al Cara di Mineo ci fosse qualcosa che non andava, era già emerso da tempo. Ma che i responsabili della struttura gonfiassero il numero di immigrati ospitati per far lievitare i compensi alle ditte che svolgono i servizi all’interno del centro è una novità che getta nuove ombre su un centro di accoglienza che nel corso degli anni è diventato un polo di potere e un bacino di voti elettorali.
L’altra faccia della medaglia, a nostro avviso, riguarda il reale numero dei migranti/profughi che passano dai centri di accoglienza come questo del Cara di Mineo, e la quasi immediata dispersione dei fuggitivi sul territorio siciliano e, conseguentemente sul territorio nazionale ed europeo: il controllo sarebbe carente. E ciò va a discapito anche della sicurezza. È possibile che i grandi esperti dell’UE non considerino questi elementi? Oppure è solo una questione di speculazione: ideale (cioè umanitaria) o economica (cioè affaristica) poco cambia…